lunedì 10 ottobre 2016

Saggezza popolare

E’ passato un mese e mezzo dall’ultimo post e abbiamo tanti aggiornamenti positivi dal nostro piccolo mondo nepalese.
Vi avevamo lasciato con il problema dermatologico di M. Eravamo tutti preoccupati perché la piaga peggiorava e sapevamo che i risultati della biopsia si sarebbero fatti attendere a lungo ed il medico non aveva azzardato nessuna diagnosi e nessuna cura.
prima e dopo
Nel frattempo la mia padrona di casa, una signora sulla cinquantina chiamata come tutte le donne Ama, madre, incontra M. e, senza il minimo dubbio asserisce che il ragazzo deve smettere di mangiare “il dal”, ovvero lenticchie.  Rimaniamo tutti basiti. Non tanto per la veloce e perentoria diagnosi, ma per l’alimento oggetto di divieto. In Nepal l’unica cosa che mangiano è “il dalbhat”, brodo di lenticchie, riso e verdura. Chi ci è stato lo sa, sennò è difficile a credersi, ma davvero, mangiano solo dalbhat. Non per mancanza di altre risorse alimentari ma per costume e abitudine. Un po’ come noi italiani e la pasta, ma di più, anche a colazione, e a cena, sempre, tutta la vita. Ma Ama era certa di quel che diceva e cosi, nell’attesa delle risposte della scienza abbiamo seguito i consigli dell’oracolo di saggezza popolare che ha anche spedito il ragazzo a fare una puja all’alba al vicino tempio.  (preghiera con offerta di fiori, riso, frutta etc.) I risultati sono stati sorprendenti. Dopo pochi giorni dal cambio di dieta le ferite hanno smesso di spaccarsi e la pelle ha cominciato a rimarginarsi. La biopsia e la diagnosi del medico sono arrivate dopo più di venti giorni. Si tratterebbe di un eczema che tende a manifestarsi col caldo e l’esposizione solare e ci ha prescritto una crema. Quando gli ho chiesto se ci poteva essere attinenza con le lenticchie, ha detto che non lo sapeva. Lo sapeva Ama... La prossima estate ai primi caldi, compreremo la crema, bandiremo le lenticchie e faremo anche “la puja” preventiva.

Insieme a Settembre si è concluso il mio tempo nepalese per quest’ anno. Finiti visti e risorse economiche personali sono da poco rientrata in Italia, lasciando il timone ad un amico spagnolo. Jorge è esperto di permacultura e starà con noi qualche mese per seguire il progetto orto. Il venerdì pomeriggio dalle 2 alle 4 tiene un corso pratico e teorico in inglese. A differenza dei primi tentativi che sono sempre tristemente falliti, questa volta sembra che siamo fortunati perché oltre a Jorge abbiamo trovato un insegnante nepalese! Si chiama Dinesh, è un signore del nostro villaggio, esperto di agronomo e permacultore. Ha lavorato per molti anni in distretti remoti del Nepal e da poco è tornato in valle. Ha accettato con entusiasmo di tenere un corso il sabato mattina per i ragazzi della scuola. Così tra teoria e pratica, tra spanglish e nepalese, continuiamo a seminare l’idea che un’agricoltura senza pesticidi è possibile e, con le dovute cure e conoscenze, questa volta arriveranno anche i frutti!!

Nonna Papera e la nuova struttura per la scuola
Ultimo ma non ultimo, siamo felici di condividere le foto dei lavori in corso per il nuovo spazio che regaleremo alla scuola di Lilliput. All’inizio sarà una grande tettoia ed un pavimento, finalmente in piano, con autobloccanti. La scuola deciderà in seguito come effettuare eventuali partizioni.
Questo è il mese di Dashain e Thiar: come per noi a Natale, è tempo di stare in famiglia, le scuole chiudono, nel cielo volano aquiloni e si respira aria di dolce far niente.

Ci risentiremo a Novembre a fine vacanze con aggiornamenti sui progetti in corso. 
Come sempre, un ringraziamento speciale ai tanti di voi che, grazie a Facebook e Whatsapp, sono in contatto con i ragazzi. Per loro è bello ed importante sapere che ci siete.

sabato 27 agosto 2016

Same same and not so much different*




* Same same but different letteralmente si tradue con uguale uguale ma diverso ed è un modo di dire molto diffuso in Nepal ed India. Il titolo del post Uguale uguale e non molto diverso è un gioco di parole per sorridere sul fatto che spesso nelle cose negative, tra la patria della pizza e la patria delle lenticchie ci sono più somiglanze che differenze.

È paradossale essere in Nepal e vedere alla televisione le immagini del sisma in Italia a pochi km da casa mia. Qui ovviamente sono tutti sensibili al tema dato che è passato poco più di un anno dai due terremoti che per un attimo hanno acceso i riflettori dei mass media internazionali sul tetto del mondo, dove in realtà si rideva in ginocchio già da molto prima del terremoto.
Ho avvertito un vero interesse nelle domande dei ragazzi e dei molti al villaggio che mi hanno chiesto come vanno le cose laggiù. Il mio augurio più grande per i paesi e le persone travolte dalla terra che trema è che, per una volta, al danno naturale non si aggiunga la beffa umana di aiuti economici fagocitati dalle grandi istituzioni, politici, new town, e vecchie scene di gente abbandonata a se stessa. Che possa per una volta essere un buon esempio, modello di ricostruzione e aiuto alla popolazione terremotata.
Chi visse sperando non fece una bella fine ma sperare in un domani migliore aiuta a non perdere la bussola nei momenti difficili. Aiuta il non sentirsi soli, il sapere che vicine o lontane ci sono persone pronte ad aiutarti. Da 5 anni ogni nostro sogno che diventa realtà, ogni piccolo, ma soprattutto grande problema che affrontiamo, lo facciamo perché non siamo soli. Il vostro supporto è sempre alla base delle nostre azioni.Di recente ad un ragazzo dell’ostello, M., è tornata una brutta piaga sul piede destro che anche in passato aveva creato problemi. In poco tempo la situazione è peggiorata espandendosi alla gamba, piede sinistro ed entrambe le mani. Siamo stati allo Skin Hospital (specializzato in malattie della pelle) di Kathmandu dove, dopo una rapida occhiata, gli hanno prescritto una crema antibiotica a base di acido fusidico ed un vagone di cefaproxil ed alastine20.
Le mie conoscenze in campo medico sono pari a zero, studio su internet e Wikipedia quindi non ho nessuna presunzione, ma dopo aver letto che il primo farmaco è un antibiotico generale utilizzato principalmente per infezioni respiratorie ed epato-digestive, ed il secondo solo per le riniti, ho capito che purtroppo, ancora una volta, c'era solo un ospedale dove poter andare: il rinomato e costoso Norvic International dove l'anno scorso abbiamo ricoverato D. Aveva contratto la tubercolosi, (negli altri ospedali non se ne erano accorti) e 4 giorni di ricovero sono costati circa 600 euro.
Come in ogni Paese che non funziona che si rispetti, ogni visita all'ospedale si traduce in ore, giorni di attese. Quando è stato il nostro turno, il medico ha ravvisato la necessità di una biopsia. Erano le 2, ci hanno detto di aspettare fino alle 6 ma alle 5 ci hanno mandati a casa, tornate domattina alle 10. Oggi a mezzogiorno finalmente è stata fatta la biopsia. Alla cassa,  dopo aver pagato circa 80 euro, mi hanno detto che l'analisi del campione deve essere fatto presso un laboratorio esterno e che lo devo consegnare io perché loro non effettuano il servizio. Fantastico. Un altro po’ di traffico soffocante, smog, polvere e clacson assordanti ed il campione è arrivato a destinazione.

I risultati saranno pronti tra 7/10 giorni e speriamo tanto che questa volta riusciremo a curare definitivamente M., che senza di voi starebbe ancora prendendo farmaci per la rinite per curare delle piaghe cutanee.A presto e un abbraccio speciale agli amici umbro-marchigiani.





mercoledì 17 agosto 2016

Una storia a lieto fine


Dopo soli tre mesi e mezzo di lontananza sono da poco tornata in Nepal e, come scrivo spesso nei post, per me è molto difficile riuscire a raccontarvi la vita qui perché la vita qui è un film e io non sono uno sceneggiatore. E’ difficile raccontare le piccole grandi gioie nel vedere quelli che erano bambini diventare ragazzi maturi e consapevoli. Sono piccole manifestazioni giornaliere, sono mattoni invisibili di un investimento umano a lungo termine che darà i suoi pieni frutti con gli anni quando, grazie all'aiuto di chi sostiene il nostro lavoro, saranno in grado di camminare sulle loro gambe come adulti maturi e formati per una vita migliore. Nel loro percorso di crescita stanno iniziando a darci conferma che abbiamo seminato bene. Ecco una bella storia che ne è esempio.
Pochi giorni prima di tornare in Italia a fine marzo, vi avevamo raccontato della storia del piccolo R. La sua mamma è scappata con un altro uomo e il papà, pur volendogli davvero bene, non è in grado di prendersene cura perché ha problemi di tossicodipendenza da farmaci. Cosi il piccolo è stato accolto nel nostro ostello di urgenza. Da noi però i ragazzi sono ormai tutti grandi – tra i 10 e i 17-, non abbiamo lo staff adeguato per assicurare a R. l’infanzia sicura e felice che si merita tra bambini della sua età con cui giocare e adulti che si curino a dovere di lui.
S., uno dei ragazzi più grandi, un giorno ci ha chiamato dicendo: “Ora siete in Italia e non potete fare niente, io sono qui, è la mia prima occasione per fare qualcosa di buono per qualcuno, ci penso io al piccolo”. Così questo adolescente da 110 e lode ha affrontato la pachidermica burocrazia nepalese, di ufficio in ufficio, di carta in carta ha ottenuto prima il certificato di nascita del bambino, poi tutti i documenti necessari per l’accettazione nella nuova casa famiglia. Ci sono voluti due mesi e mezzo di santa pazienza, le coincidenze hanno voluto che i documenti fossero pronti proprio nei giorni del mio ritorno in Nepal. Sapevo che avremmo dovuto parlare con il piccolo per spiegargli la situazione ed ero grata di avere al mio fianco S. come traduttore. Ma, ancora una volta, ha fatto di più e, battendomi sul tempo, al mio arrivo dice: “Anche io sono cresciuto in ostello, mi ricordo che quando mi hanno portato non mi hanno spiegato niente, mi hanno lasciato lì dicendo che andavano a comprarmi le scarpe ed io sono rimasto ad aspettare per un sacco di tempo. Non è giusto prendere in giro i bambini”.
Ecco, come faccio a descrivervi la mia gioia nel sentire un discorso così da un ragazzo che ho visto bambino e che sta crescendo cosi umanamente bene? Ed è stato lui a parlare con il piccolo R, un omino di tre anni con la vocina da bimbo e gli occhi di chi ne ha già viste troppe. Ha voluto sapere il nome del posto, quanti bambini alti come lui ci sono, se poteva portare la sua scavatrice giocattolo e se anche lì si mangia la pasta. Soddisfatto delle risposte ha messo la scavatrice nello zainetto, pronto ad andare.

Con la 'nonna' direttrice della casa famiglia
Il grande giorno è finalmente arrivato e mentre eravamo sul bus per raggiungere la nuova casa di R, il piccolo seduto in braccio al padre ha ricapitolato la situazione: “Adesso vado a vivere nella casa nuova con gli altri bambini, quando sono grande il mio papà mi viene a prendere e mi compra uno scavatore vero, ok?”. Ha riso anche la signora seduta di fianco. 
Il posto che accoglie R. è una meraviglia! Uno staff di donne ben organizzato che si prende cura dei bambini a tempo pieno in un ambiente familiare e protetto. Il piccolo è stato accolto con affetto da tutti, abbiamo passato la giornata con lui e gli altri bambini della casa. Al momento di andarcene, avevamo tutti paura che si sarebbe messo a piangere ma per fortuna ha salutato il papà con un abbraccio, gli ha dato un biscotto sbriciolato che teneva in tasca ed è tornato a giocare con un altro bambino mostrandogli i prodigi del suo scavatore arancione.
Oggi sono tornata a trovarlo, stava giocando con gli altri bimbi e l'ho visto felice e spensierato come ogni bambino dovrebbe poter essere.
Noi della famiglia HT siamo letteralmente innamorati di questo gnomo speciale e desideravamo tanto trovare un luogo dove potesse crescere felice. Durante il colloquio la direttrice ha detto che è un bambino buono e molto intelligente, si è integrato benissimo nel gruppo ed è coccolato da tutte le didi e aunty ( sorelle e zie) della casa. Un'altra buona notizia è che il padre ha chiamato per salutare il piccolo promettendo che andrà presto a trovarlo. La prossima volta cercheremo di portare anche lui che, per quanto inadatto al ruolo, è sempre il suo papà e a modo suo gli vuole bene. 
Oltre a coprire le spese per il mantenimento del bambino presso la struttura di PAORC Nepal (60 euro al mese), il nostro impegno negli anni a venire sarà quello di seguire la sua crescita e facilitare gli incontri con il padre. Chi di voi ci conosce da tempo, sa che una delle prime azioni di HT è stata proprio un ricongiungimento familiare e continuiamo a lavorare in questo senso sia col piccolo R. che con la nostra prima storia. Leggi il post relativo
A questo proposito, in questi giorni Shakti è venuta a trovare i figli Bidur e Hari e ieri abbiamo fatto una chiamata Skype in Spagna. Anche questo è sempre un momento di grande emozione difficile da trasmettere. Un computer, una mamma nepalese in silenzio con gli occhi che parlano di amore e mancanza, una figlia e una madre adottiva dall’altra che, nonostante la distanza e le barriere linguistiche, sanno di essere una famiglia allargata uniti da un legame d’amore.
Sono queste le nostre priorità, creare e salvaguardare rapporti che infondano fiducia e sicurezze affettive. Con queste fondamenta, i bambini e i ragazzi potranno crescere esprimendo il meglio che c’è in loro, che noi sappiamo essere tantissimo.
Tutto ciò è possibile grazie al vostro sostegno, sapere che ci siete rende più facile superare gli inevitabili e frequenti momenti difficili qui in Nepal.
Quindi grazie, grazie davvero e a presto con altre novità sui progetti di permacultura e ricostruzione.

giovedì 16 giugno 2016

Piccoli grandi progressi

Ciao a tutti!
Come vi abbiamo raccontato nel post precedente, il nostro Taz è stato al suo villaggio di origine per acquistare i materiali necessari alla ricostruzione della casa per la madre ed il fratello disabile.
Avevamo proposto differenti soluzioni di costruzione, Maya e la famiglia,  terrorizzati dal terremoto, non vogliono più utilizzare le pietre ed hanno optato per una struttura in lamiera e pannelli di legno per l' isolamento termico. Ecco alcune foto dei lavori in corso:



Emoticon heart










La mamma ed il fratello di Taz



A casa Lilliput i ragazzi stanno bene ma sentono la nostra mancanza. Anche noi dello staff HT non vediamo l'ora di tornare da loro e stiamo lavorando sodo per organizzare il prossimo viaggio a fine luglio. Nel frattempo stanno gestendo l'orto con amore e dedizione. Il monsone è arrivato ed i ragazzi hanno preparato il terreno scavando i canali per lo scolo dell'acqua. La verdura cresce e con essa l'entusiasmo di sapere che un futuro migliore è possibile. Vogliamo ringraziarvi ancora una volta, i nostri sogni diventano realtà grazie al supporto e all'amore delle persone che credono in noi. Namaste!






lunedì 25 aprile 2016

Primo anniversario terremoto 25 Aprile 2015

Oggi, ieri secondo il calendario Nepalese, è il primo anniversario dal potente terremoto che ha devastato parte del Paese. E’ stato un anno duro, affaticato e complicato da tensioni politiche con l’India che sono sfociate in un embargo che ha paralizzato il Paese per 5 mesi. I Nepalesi sono forti, hanno un sorriso ed una risorsa per ogni tragedia ma la situazione, in generale, rimane difficile e delicata.
Nel nostro piccolo tra alti e bassi, cerchiamo di guardare al futuro con nuove prospettive che possano davvero aiutare i nostri ragazzi dell’ostello a crescere come uomini indipendenti e solidi. Parallelamente all’impegno con loro stiamo finanziano la ricostruzione di due casette.



Caricamento materiali per ricostruzione casa Sindhupalchok
Di una ve ne avevamo parlato nel post di novembre . In questi giorni il nostro Taz è 
tornato nel suo villaggio a 3 ore di cammino da Barabishe, distretto di Sindhupalchok, per acquistare i materiali necessari per la costruzione della nuova casetta che ospiterà la madre ed il fratello disabile che si è appena sposato.  Nei prossimi giorni ci manderà foto dei lavori in corso.








La vecchia casa di S.
La seconda struttura, è per S,. un ragazzo di 19 anni del nostro villaggio conosciamo da quando era ragazzino e aveva abbandonato la scuola. Ha una situazione familiare molto difficile, vive da solo nella vecchia casa di famiglia danneggiata dal terremoto e stiamo cercando di dargli una mano, a cominciare da una piccola casetta sicura dove dormire, al riparo dal monsone che arriverà tra un paio di mesi. In questi giorni stanno tagliando il bambù per la costruzione delle pareti. Come per la casa di Taz, vi terremo aggiornati con foto pubblicate sulla nostra pagina Facebook.



Vogliamo chiudere questo post con una delle notizie più belle dell' anno: è venuto lo spurgo a svuotare la fossa biologica! Gli amici che seguono le nostre avventure, sanno che è un traguardo d'oro!Per chi avesse voglia, ecco una testimonianza di ottobre a riguardo dell'annoso problema!                              E così, un passo alla volta, continuiamo il nostro percorso di lavoro e crescita in un Paese sempre più in bilico tra sfacelo e speranza, cercando di apportare il nostro granello sul piatto della bilancia della speranza.                                                 Un grazie di cuore a tutte le persone che ci sono state vicine in questo anno così difficile, siete tantissimi e sarebbe impossibile ringraziarvi tutti. Siete la nostra forza!                   JAI NEPAL!!






domenica 7 febbraio 2016

Cominciamo meglio! translated

Fedeli compagni di viaggio che ci seguite da tempo e nuovi amici da ogni dove, con immensa gioia vi comunichiamo il rientro in Nepal, dopo quasi tre mesi di assenza causa i soliti problemi di visto,  di parte dello staff di Human Traction (Mattia e Vittoria , aka chi sapete, e se non lo sapete qui http://www.humantraction.org/#!about_us/csgz potete  capire perchè i nomi di alcune persone di Ht sono stati cambiati).
 A Novembre abbiamo lasciato un Paese soffocato dalla morsa del blocco con benzina e gas introvabili se non al mercato nero, all’ improponibile prezzo rispettivamente di 5 euro al litro e 80 a bombola. Come ogni mezzo che viaggia dalle zone di confine con l’India verso la Capitale, anche il nostro autobus era stipato con taniche di benzina destinate alla rivendita al mercato nero. Come prima di un incontro a lungo sospirato con la persona amata, durante il tragitto il mio stomaco si contorceva per l’emozione, farfalle e gioia al pensiero di riabbracciare i ragazzi dell’ostello e pensieri cupi come: di quanto sarà crollato il palazzo bianco in Durbar square? Quanto costa la benzina? Si trova il gas? Riusciremo a cominciare i lavori?
Il giornale di sabato con la notizia della riapertura della
frontiera di Birgunj
Oggi domenica 7 febbraio, a una settimana esatta dal mio rientro posso affermare che la situazione sta lentamente migliorando. Le file alle pompe di benzina sono ancora chilometriche ma proprio ieri, dopo 150 giorni di blocco, ha riaperto la frontiera di Birgunj, il punto di passaggio più importante per i rifornimenti dall’ India. Il caldo benvenuto di tutto il villaggio e l’abbraccio con i ragazzi dell’ostello ci hanno fatto sentire a casa, il lungo colloquio con Anjit, il direttore della scuola, compagno di tutte le nostre gioie e dolori a Lilliput, ha confermato che i prezzi dei materiali stanno scendendo e che possiamo pensare di ricominciare a lavorare! L’interminabile ristrutturazione dei bagni è quasi al termine ed il prossimo grande obiettivo del 2016 è la ricostruzione della vecchia area che ospita la cucina dei ragazzi, 2 aule dell’asilo e l’ufficio della scuola, gravemente danneggiati dal terremoto dello scorso Aprile. La scossa di 5.2 di venerdì sera, che ci ha fatto di nuovo tanta paura, è un invito a ricordarci che la terra da queste parti non ha intenzione di smettere di ballare. Allora noi balliamo, ridiamo e lavoriamo con la determinazione di costruire un futuro più solido per i nostri ragazzi, alimentata dalla consapevolezza che è un sogno realizzabile perché non siamo soli, ci siete voi e siete tanti. Il vostro affetto ed il vostro supporto erano, sono e saranno il nostro carburante più importante. Continuate a sostenerci.

Dear old friends and new followers, we are glad to inform you that part of Human Traction staff is back in Nepal after almost three months away due to visa issues. (Mattia and Vittoria aka.. you know, and if you don’t, here http://humantraction.wix.com/htnepal#!ricongiungimento/c1d1k you can find out why some of our names had to be changed). Due to the Indian unofficial blockade and the violent clashes in the South of the State, in November we left a Country crumbling on its own rubbles with petrol and gas cylinder available only at the black market at unbearable prices: 5 euros per liter and 80 euros for a cylinder. As all the vehicles travelling from the border areas to the Capital, our bus was loaded with petrol tanks and bottles to be sold at the black market. While approaching the city my stomach was churning as before a long waited rendezvous with the loved one. Butterfly and joy thinking about the hostel’s boys, frustration and unpleasant questions such as, how much is petrol now? Is it available, what about gas? Will we ever be able to resume our work? Today, Sunday 7 February 2016, a week after my return in Nepal, I feel positive enough to say that things are slowly improving. Queues at the petrol pumps are still freaking long but yesterday came the long awaited news: the Birgunj border, the most important access way for Indian goods is open after 150 days of blockade!
The warm welcome of our village, the family hug with our boys and girls made us feel at home and happy despite the cold and the problems. A long chat with Anjit, the school director, partner of all of our joys and pains, confirmed that the prices of materials are finally decreasing to normal rates while transportation costs will be still higher for a while. Of course the blockade will not be solved in few weeks but we are happy to know that we can go back to life and think ahead.  The never-ending restoring of the toilet is almost done, we only need few bags of cement and some hard sweating to complete it. The new challenge for 2016 is the reconstruction of the area damaged by the last April earthquake. We need a new kitchen for the hostel, 2 kindergarden rooms, a new computer lab, a common area and the school office. Last Friday 5.2 shake frightened and reminded us that Mother Earth here is willing to keep dancing. So we keep dancing, praying, laughing and working to create a sound future for HT boys.  Our dream is strengthened because we know we are not alone. We have you out there and we know that together we can rise and blossom.

Stay tuned, Lilliput is on!!!