giovedì 10 gennaio 2013

Miniera (di amore)


Ciao amici, ecco il post di Giulia nel quale vi racconta la sua esperienza in Nepal. Human Traction cresce grazie anche alle persone come lei che decidono di abbracciare la nostra causa portando il loro aiuto direttamente sul campo. Grazie Giulia! Buona lettura. 
Diamanti

L’aria gelata e invernale che entra dal portellone dell’aereo appena aperto mi taglia le gambe in due, un’aria famigliare, ero arrivata a Londra. Dopo 15 ore di volo rieccomi in occidente. Sensazioni?? Era come se mi mancasse qualcosa, di già?? Ebbene sì.. le emozioni provate fino al giorno prima come serenità, contentezza, amore,(full love!!) erano in un certo senso scomparse, come se qui non le avessi mai provate davvero.. forse sono tornata anche troppo presto. Ho trascorso due mesi in oriente, ad est, dove sorge il sole, ho conosciuto e vissuto un’altra cultura, visto nuovi territori, e scoperto quanto questo Paese sia pieno di risorse, paesaggi meravigliosi e di gente semplice: il popolo asiatico, che come lo definisce Terziani, (grande compagno di viaggio) “è un po’ stupido e fannullone ma formato da persone di cuore, quel cuore che la nostra società sembra abbia perso”. 
Dopo un mese di esplorazione tra trekking sull’ Himalaya e tramonti dorati sul lago di Pokhara, sono arrivata al villaggio di Alaapot. Tutti i posti sono miniera, ma questo villaggino è stato la miniera più ricca che avessi mai raggiunto. I diamanti che ho trovato erano piccoli, intelligentissimi e curiosissimi bambini nepalesi che hanno colorato le mie giornate. Bisognosi d’amore ma allo stesso tempo capaci di riempirtici il cuore, tanto che la sera, quando la giornata finiva e ci si dava la buona notte, sentivo nel mio petto come un’esplosione, una sensazione di pienezza, che mi faceva sorridere e mi rendeva felice. Il sorriso era sempre presente anche sui loro volti, una delle cose che mi ha stupito: felici con niente, o per lo meno con molto poco. Bambini capaci di ascoltare chi parla, pronti ad arricchirsi e migliorarsi sempre, e allo stesso modo piccoli pozzi di conoscenza della loro cultura, così diversa e lontana dalla nostra.È stato un mese fantastico nella naturale miniera di Alaapot, dove la semplicità era la cosa più soffisticata che potevi trovare, e la natura, in stretto contatto con l’uomo, e un grande rispetto per le sue opere. Come può un bambino crescere sano nel mezzo di una città senza sentire accanto al ritmo della proprio vita, quella della vita degli animali e delle piante?? Mai come nel nostro tempo e nella nostra società, l’uomo si è allontanato dalla natura, e questo è stato forse il più grande dei nostri errori. Un grande abisso tra la mia infanzia e la loro, ma chi è più fortunato?? Sono stata forse io la più fortunata a crescere con tutte le più moderne tecnologie?? Mmmm…  Come si dice??  “ A buon intenditore poche parole….”
Il tempo nel villaggio è volato, mai controllato, come se non avesse avuto più importanza e in pochissimo ho dovuto salutare quei piccoli angeli. Avrei voluto portarli tutti con me, ma dovevo accontentarmi di portare con me il ricordo dei loro bei sorrisi. Tornerò, non li abbandono, ma sono tranquilla perché so che non saranno soli, Mia li raggiungerà di nuovo, a breve ripartiranno i progetti per finire i lavori del tetto del dormitorio dei ragazzi. Grazie, Grazie, Grazie Mia!!! Grazie Human Traction che mi hanno dato la possibilità di dare una mano. Il mio compito era tenere compagnia ai ragazzi, ero diventata come una big sister, e la mattina andavo a scuola come “insegnate”. Ci sono 10 classi, ma gli insegnanti non sono sempre abbastanza, così io entravo nella classe vuota e tra una chiaccherata in inglese, una lezione di geografia ed una canzone, volavano le mattinate. Il pomeriggio i ragazzi ospiti della scuola venivano a casa, o meglio al castello di Human Traction a giocare, disegnare, guardare film. La sera quando loro tornavano a scuola per il dalbhat (la cena), io a lume di candela, sempre in compagnia del grande Terzani, me ne andavo a dormire con il petto che mi esplodeva di gioia. Il sabato è la nostra domenica per loro, quindi non c’era scuola, e allora una volta al tempio, una volta la passeggiata al fiume, una volta il pigiama party si passano anche quelle giornate insieme..
Scrivere mi fa venire sempre più malinconia, e risalire quella sensazione di mancanza che provavo ancora prima di scendere dall’aereo. È stata una magia, finita davvero troppo presto, ancora un grazie speciale a Mia, non solo per avermi dato l’opportunità di fare questa bellissima esperienza, ma Grazie soprattutto per il lavoro e le energie dedicate costantemente a questi piccoli diamanti.
Giulia T.
Uno dei tanti ponti che si attraversano nei trekking nepalesi