Ciao amici, ecco il post di Giulia nel quale vi racconta la sua esperienza in Nepal. Human Traction cresce grazie anche alle persone come lei che decidono di abbracciare la nostra causa portando il loro aiuto direttamente sul campo. Grazie Giulia! Buona lettura.
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Diamanti |
L’aria gelata e invernale che entra dal portellone dell’aereo
appena aperto mi taglia le gambe in due, un’aria famigliare, ero arrivata a Londra. Dopo 15 ore di volo rieccomi in occidente. Sensazioni?? Era come se mi
mancasse qualcosa, di già?? Ebbene sì.. le emozioni provate fino al giorno
prima come serenità, contentezza, amore,(full love!!) erano in un certo senso
scomparse, come se qui non le avessi mai provate davvero.. forse sono tornata
anche troppo presto. Ho trascorso due mesi in oriente, ad est, dove sorge il
sole, ho conosciuto e vissuto un’altra cultura, visto nuovi territori, e
scoperto quanto questo Paese sia pieno di risorse, paesaggi meravigliosi e di
gente semplice: il popolo asiatico, che come lo definisce Terziani, (grande
compagno di viaggio) “è un po’ stupido e fannullone ma formato da persone di
cuore, quel cuore che la nostra società sembra abbia perso”.
Dopo un mese di
esplorazione tra trekking sull’ Himalaya e tramonti dorati sul lago di Pokhara,
sono arrivata al villaggio di Alaapot. Tutti i posti sono miniera, ma questo
villaggino è stato la miniera più ricca che avessi mai raggiunto. I diamanti
che ho trovato erano piccoli, intelligentissimi e curiosissimi bambini nepalesi
che hanno colorato le mie giornate. Bisognosi d’amore ma allo stesso tempo
capaci di riempirtici il cuore, tanto che la sera, quando la giornata finiva e
ci si dava la buona notte, sentivo nel mio petto come un’esplosione, una
sensazione di pienezza, che mi faceva sorridere e mi rendeva felice. Il sorriso
era sempre presente anche sui loro volti, una delle cose che mi ha stupito:
felici con niente, o per lo meno con molto poco. Bambini capaci di ascoltare
chi parla, pronti ad arricchirsi e migliorarsi sempre, e allo stesso modo
piccoli pozzi di conoscenza della loro cultura, così diversa e lontana dalla
nostra.È stato un mese fantastico nella naturale miniera di Alaapot, dove la
semplicità era la cosa più soffisticata che potevi trovare, e la natura, in
stretto contatto con l’uomo, e un grande rispetto per le sue opere. Come può un
bambino crescere sano nel mezzo di una città senza sentire accanto al ritmo
della proprio vita, quella della vita degli animali e delle piante?? Mai come
nel nostro tempo e nella nostra società, l’uomo si è allontanato dalla natura,
e questo è stato forse il più grande dei nostri errori. Un grande abisso tra la
mia infanzia e la loro, ma chi è più fortunato?? Sono stata forse io la più
fortunata a crescere con tutte le più moderne tecnologie?? Mmmm… Come si
dice?? “ A buon intenditore poche parole….”
Il tempo nel villaggio è volato, mai controllato, come se non
avesse avuto più importanza e in pochissimo ho dovuto salutare quei piccoli
angeli. Avrei voluto portarli tutti con me, ma dovevo accontentarmi di portare
con me il ricordo dei loro bei sorrisi. Tornerò, non li abbandono, ma sono
tranquilla perché so che non saranno soli, Mia li raggiungerà di nuovo, a breve
ripartiranno i progetti per finire i lavori del tetto del dormitorio dei
ragazzi. Grazie, Grazie, Grazie Mia!!! Grazie Human Traction che mi hanno dato
la possibilità di dare una mano. Il mio compito era tenere compagnia ai
ragazzi, ero diventata come una big sister, e la mattina andavo a scuola come
“insegnate”. Ci sono 10 classi, ma gli insegnanti non sono sempre abbastanza,
così io entravo nella classe vuota e tra una chiaccherata in inglese, una
lezione di geografia ed una canzone, volavano le mattinate. Il pomeriggio i
ragazzi ospiti della scuola venivano a casa, o meglio al castello di Human
Traction a giocare, disegnare, guardare film. La sera quando loro tornavano a
scuola per il dalbhat (la cena), io a lume di candela, sempre in compagnia del
grande Terzani, me ne andavo a dormire con il petto che mi esplodeva di gioia. Il sabato è la nostra domenica per loro, quindi non
c’era scuola, e allora una volta al tempio, una volta la passeggiata al fiume,
una volta il pigiama party si passano anche quelle giornate insieme..
Scrivere mi fa venire sempre più malinconia, e risalire
quella sensazione di mancanza che provavo ancora prima di scendere dall’aereo.
È stata una magia, finita davvero troppo presto, ancora un grazie speciale a
Mia, non solo per avermi dato l’opportunità di fare questa bellissima
esperienza, ma Grazie soprattutto per il lavoro e le energie dedicate
costantemente a questi piccoli diamanti.
Giulia T.
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Uno dei tanti ponti che si attraversano nei trekking nepalesi |