
sabato 25 febbraio 2017
E´ più facile forgiare bambini forti che riparare adulti danneggiati

lunedì 10 ottobre 2016
Saggezza popolare
E’ passato un mese e mezzo dall’ultimo
post e abbiamo tanti aggiornamenti positivi dal nostro piccolo mondo nepalese.
Vi avevamo lasciato con il
problema dermatologico di M. Eravamo tutti preoccupati perché la piaga
peggiorava e sapevamo che i risultati della biopsia si sarebbero fatti
attendere a lungo ed il medico non aveva azzardato nessuna diagnosi e nessuna
cura.
Nel frattempo la mia padrona di casa, una signora sulla cinquantina
chiamata come tutte le donne Ama, madre, incontra M. e, senza il minimo dubbio
asserisce che il ragazzo deve smettere di mangiare “il dal”, ovvero
lenticchie. Rimaniamo tutti basiti. Non
tanto per la veloce e perentoria diagnosi, ma per l’alimento oggetto di
divieto. In Nepal l’unica cosa che mangiano è “il dalbhat”, brodo di
lenticchie, riso e verdura. Chi ci è stato lo sa, sennò è difficile a credersi,
ma davvero, mangiano solo dalbhat. Non per mancanza di altre risorse alimentari
ma per costume e abitudine. Un po’ come noi italiani e la pasta, ma di più,
anche a colazione, e a cena, sempre, tutta la vita. Ma Ama era certa di quel
che diceva e cosi, nell’attesa delle risposte della scienza abbiamo seguito i
consigli dell’oracolo di saggezza popolare che ha anche spedito il ragazzo a
fare una puja all’alba al vicino tempio. (preghiera con offerta di fiori, riso, frutta
etc.) I risultati sono stati sorprendenti. Dopo pochi giorni dal cambio di
dieta le ferite hanno smesso di spaccarsi e la pelle ha cominciato a
rimarginarsi. La biopsia e la diagnosi del medico sono arrivate dopo più di
venti giorni. Si tratterebbe di un eczema che tende a manifestarsi col caldo e
l’esposizione solare e ci ha prescritto una crema. Quando gli ho chiesto se ci
poteva essere attinenza con le lenticchie, ha detto che non lo sapeva. Lo
sapeva Ama... La prossima estate ai primi caldi, compreremo la crema, bandiremo
le lenticchie e faremo anche “la puja” preventiva.
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prima e dopo |
Insieme a Settembre si è concluso
il mio tempo nepalese per quest’ anno. Finiti visti e risorse economiche
personali sono da poco rientrata in Italia, lasciando il timone ad un amico
spagnolo. Jorge è esperto di permacultura e starà con noi qualche mese per
seguire il progetto orto. Il venerdì pomeriggio dalle 2 alle 4 tiene un corso
pratico e teorico in inglese. A differenza dei primi tentativi che sono sempre
tristemente falliti, questa volta sembra che siamo fortunati perché oltre a
Jorge abbiamo trovato un insegnante nepalese! Si chiama Dinesh, è un signore
del nostro villaggio, esperto di agronomo e permacultore. Ha lavorato per molti
anni in distretti remoti del Nepal e da poco è tornato in valle. Ha accettato
con entusiasmo di tenere un corso il sabato mattina per i ragazzi della scuola.
Così tra teoria e pratica, tra spanglish e nepalese, continuiamo a seminare
l’idea che un’agricoltura senza pesticidi è possibile e, con le dovute cure e
conoscenze, questa volta arriveranno anche i frutti!!
Nonna Papera e la nuova struttura per la scuola |
Ultimo ma non ultimo, siamo felici di condividere le
foto dei lavori in corso per il nuovo spazio che regaleremo alla scuola di
Lilliput. All’inizio sarà una grande tettoia ed un pavimento, finalmente in
piano, con autobloccanti. La scuola deciderà in seguito come effettuare
eventuali partizioni.
Questo è il mese di Dashain e
Thiar: come per noi a Natale, è tempo di stare in famiglia, le scuole chiudono,
nel cielo volano aquiloni e si respira aria di dolce far niente.
Ci risentiremo a Novembre a fine
vacanze con aggiornamenti sui progetti in corso.
Come sempre, un ringraziamento speciale ai tanti di voi che, grazie a Facebook e Whatsapp, sono in contatto con i ragazzi. Per loro è bello ed importante sapere che ci siete.
sabato 27 agosto 2016
Same same and not so much different*
* Same same but different letteralmente si tradue con uguale uguale ma diverso ed è un modo di dire molto diffuso in Nepal ed India. Il titolo del post Uguale uguale e non molto diverso è un gioco di parole per sorridere sul fatto che spesso nelle cose negative, tra la patria della pizza e la patria delle lenticchie ci sono più somiglanze che differenze.
È paradossale essere in Nepal e vedere alla televisione le immagini del sisma in Italia a pochi km da casa mia. Qui ovviamente sono tutti sensibili al tema dato che è passato poco più di un anno dai due terremoti che per un attimo hanno acceso i riflettori dei mass media internazionali sul tetto del mondo, dove in realtà si rideva in ginocchio già da molto prima del terremoto.
Ho avvertito un vero interesse nelle domande dei ragazzi e dei molti al villaggio che mi hanno chiesto come vanno le cose laggiù. Il mio augurio più grande per i paesi e le persone travolte dalla terra che trema è che, per una volta, al danno naturale non si aggiunga la beffa umana di aiuti economici fagocitati dalle grandi istituzioni, politici, new town, e vecchie scene di gente abbandonata a se stessa. Che possa per una volta essere un buon esempio, modello di ricostruzione e aiuto alla popolazione terremotata.
Chi visse sperando non fece una bella fine ma sperare in un domani migliore aiuta a non perdere la bussola nei momenti difficili. Aiuta il non sentirsi soli, il sapere che vicine o lontane ci sono persone pronte ad aiutarti. Da 5 anni ogni nostro sogno che diventa realtà, ogni piccolo, ma soprattutto grande problema che affrontiamo, lo facciamo perché non siamo soli. Il vostro supporto è sempre alla base delle nostre azioni.
Le mie conoscenze in campo medico sono pari a zero, studio su internet e Wikipedia quindi non ho nessuna presunzione, ma dopo aver letto che il primo farmaco è un antibiotico generale utilizzato principalmente per infezioni respiratorie ed epato-digestive, ed il secondo solo per le riniti, ho capito che purtroppo, ancora una volta, c'era solo un ospedale dove poter andare: il rinomato e costoso Norvic International dove l'anno scorso abbiamo ricoverato D. Aveva contratto la tubercolosi, (negli altri ospedali non se ne erano accorti) e 4 giorni di ricovero sono costati circa 600 euro.
Come in ogni Paese che non funziona che si rispetti, ogni visita all'ospedale si traduce in ore, giorni di attese. Quando è stato il nostro turno, il medico ha ravvisato la necessità di una biopsia. Erano le 2, ci hanno detto di aspettare fino alle 6 ma alle 5 ci hanno mandati a casa, tornate domattina alle 10. Oggi a mezzogiorno finalmente è stata fatta la biopsia. Alla cassa, dopo aver pagato circa 80 euro, mi hanno detto che l'analisi del campione deve essere fatto presso un laboratorio esterno e che lo devo consegnare io perché loro non effettuano il servizio. Fantastico. Un altro po’ di traffico soffocante, smog, polvere e clacson assordanti ed il campione è arrivato a destinazione.
I risultati saranno pronti tra 7/10 giorni e speriamo tanto che questa volta riusciremo a curare definitivamente M., che senza di voi starebbe ancora prendendo farmaci per la rinite per curare delle piaghe cutanee.A presto e un abbraccio speciale agli amici umbro-marchigiani.
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