Dopo settembre anche Ottobre è stato un mese all’insegna dell’assurdo.
Già perché, purtroppo, nel 2015 anche in Nepal senza il carburante
ed il gas la vita dopo un po’ diventa semplicemente assurda. La benzina al
mercato nero costa più di 5 euro al litro ed è tagliata. Le file ai distributori
sono infinite, gli autobus sono ridotti e viaggiano caricando decine di persone
anche sui tetti. Il tragitto per Kathmandu (18km) è diventato un viaggio epico
di ore ed ore. In ostello la didi cucina da settimane con bambù secco e la poca
legna che si trova in un villaggio nel mezzo delle risaie. In città la
situazione è ovviamente peggiore ed addirittura i ristoranti per turisti in Thamel,
ormai da più di un mese, hanno il menù dimezzato perché non possono sostenere
il costo di 80 euro a bombola del gas, figuriamoci la gente normale.
I nostri lavori di ristrutturazione dei bagni ed il progetto
di ricostruire la parte pericolante della cucina sono completamente bloccati perché
nessuno consegna i materiali e i prezzi sono raddoppiati.
Ottobre è stato anche il mese del
Dasahin, la massima festa nepalese che corrisponde un po’ al Natale: si fanno
kilometri per riunirsi con i parenti e mangiare smodatamente con la famiglia
cercando di dimenticare, almeno per qualche giorno, la pesantezza e le
difficolta di questo 2072. (In Nepal seguono un calendario tutto loro)
Il ragazzo più grande dell’ostello ci
ha chiesto di accompagnarlo al villaggio di origine dove vivono la madre vedova
ed il fratello con un braccio paralizzato. Il villaggio si trova tra le alte
colline sopra Barhabise, 85 km dalla capitale, nel distretto di Sindupalchok,
epicentro del sisma di Aprile. Come la maggior parte della popolazione di
quelle zone, anche loro hanno perso la casa e vivono in una baracca di onduline
e legna. La mamma si chiama Maya e ci ha accolti con la proverbiale ospitalità nepalese.
Ci siamo sentiti coccolati e rifocillati dopo le 6 ore di curve in cima ad un
vecchio autobus e 3 di trekking per raggiungere il villaggio. La bellezza di questi luoghi e di queste
persone lascia senza fiato, come la distruzione del terremoto che qui ha seminato
macerie ovunque. Ancora una volta il Nepal si rivela terra di contrasti,
meraviglioso e dannato, più da una classe politica becera e dai giochi di
potere dell’India che dalla natura matrigna. I milioni di euro stanziati per la
ricostruzione sono ancora tutti fermi nelle casse del Primo Ministro perché negli
ultimi mesi tra la ratifica della costituzione prima e l’embargo indiano dopo,
non è stato mosso un dito per aiutare la popolazione colpita. Nel nostro
piccolo abbiamo deciso di aiutare la mamma di Dipendra a ricostruire la sua
casa. Le abbiamo consegnato 16.000rps, circa 150 euro, per i lavori di
abbattimento della vecchia casa e rimozione delle macerie. Torneremo da lei a
gennaio per seguire i lavori di ricostruzione. Purtroppo entro due settimane lo
staff di HT dovrà lasciare il Nepal (attualmente siamo in tre). A me non danno
il visto come insegnante di inglese per un anno perché al Dipartimento dell’Istruzione
dicono che non c’è bisogno di insegnanti stranieri, i loro sono abbastanza e
bene preparati. Sappiamo tutti che non è vero, che il Nepal vanta uno dei
sistemi educativi più deboli al mondo e che nello specifico nella nostra scuola
manca personale docente. Non mi hanno neanche fatto parlare cacciandomi dall’
ufficio in malo modo. Ho mangiato un panino di rabbia, l’ho digerito e ora sono
serena perché il dono più grande che il Nepal mi ha fatto in questi anni è la
prova che con la pazienza e la perseveranza si ottiene tutto. Tornerò con il
mio compagno a gennaio e, come sempre, troveremo un modo per andare avanti.
Catia, che ha scritto il post sulla
sanità, era venuta in Nepal per riabbracciare due vecchi amici. Sarà il fascino
di Lilliput, sarà la magia dei ragazzi dell’ostello, ha deciso di entrare a far
parte della nostra famiglia aiutandoci sia in Nepal che in Italia. Siamo felici
di acquisire nuove energie proprio nel momento in cui salutiamo con affetto
Clara che, per motivi personali, ha deciso di lasciarci.
Auguriamo ai vecchi e ai nuovi amici,
ma soprattutto al nostro amato Nepal un futuro sereno. Noi, problemi di visti a
parte, ci saremo sempre e faremo sempre del nostro meglio per far crescere i
ragazzi dell’ostello forti ed aiutare le persone in difficoltà a noi vicine.
Le macerie della casa di Maya, Sindapalchok |
Le macerie della casa di Maya, Sindapalchok |
La casa vecchia casa di Maya, Sindapalchok |
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Maya nella sua casa attuale |