Il 2 ottobre abbiamo portato D.,
uno dei nostri ragazzi, in ospedale. Eravamo già stati 15 giorni prima in un
ospedale nepalese dai sedicenti “international standards”. Il ragazzo accusava
dolori di stomaco, febbre, inappetenza e presentava l’addome rigonfio. L’arguto
medico, senza neanche toccare il paziente, ci prescrive: ciproxina (antibiotico
ad ampio spettro), un camion di paracetamolo ed un farmaco antiulcera. A
distanza di pochi giorni anche presso l’health post del villaggio D. ha
ricevuto lo stesso trattamento. Abbiamo deciso a questo punto di rivolgerci all’unico
ospedale degno di questo nome. Una precisazione: in Nepal la sanità è privata
eccetto il Bir Hospital di Kathmandu e, come per tutto il resto, il servizio è
scadente. I medici sono poco preparati e le diagnosi sono spesso inadeguate.
Dopo 4 giorni di ricovero e più di 500 euro di spesa, abbiamo scoperto che D.
ha la “tubercolosi diffusa” che ha colpito, nel suo caso, la pleura e il fluido
peritoneale. Si tratta di una malattia molto diffusa in questo Paese ma nonostante
ciò le prime diagnosi sono state pericolosamente errate. La malattia è
infettiva ma il medico ci ha un po’ rassicurati spiegandoci che è molto meno
trasmissibile rispetto a quella polmonare. Le indicazioni per D. sono: indossare
la mascherina almeno per i primi tempi, dormire isolato, seguire la terapia
farmacologica per 6/8 mesi.
La mattina del 6, ovviamente
ancora debole e barcollante, D. è stato dimesso. I nostri problemi personali,
come quelli di tutti i nepalesi, sbattono e si amplificano contro il muro di
problemi e disagi dovuti alla mancanza di carburante. I bus hanno ridotto le
corse e viaggiano carichi al limite della sopportazione meccanica ed umana, D.
non è in condizione di affrontare un viaggio simile. Ai benzinai ci sono taxi
ed autisti del trasporto pubblico in file di km. C’è chi aspetta da più di 24
ore ed il rifornimento ai privati non è permesso da diversi giorni. Davanti all’Esercito
ci siamo finti turisti impauriti e siamo riusciti a recuperare 2 preziosissimi
litri per riportare il nostro D. a casa. Oggi, domenica 11, siamo un po’ più
sereni perché risponde bene alla terapia, gli sta tornando l’appetito e, anche
se il suo sorriso sarà coperto dalla mascherina per un bel po’, i suoi occhi e
la sua vitalità, che aumenta di giorno in giorno, ci fanno sperare che con le
dovute attenzioni ed impegno guarirà e anche la Tbc, al tempo dell’embargo
silente, sarà un’altra complicata avventura archiviata.
Qui non ci si annoia mai e di
complicate avventure ne abbiamo un po’. Il fatto che non ci sia benzina non
significa solo che devi andare a piedi e che se devi trasportare materiali e/o
persone ti puoi giusto affidare agli dei, significa che tutta la vita e tutte
le attività vanno in stop indeterminato, il che alla lunga diventa stressante e
pericoloso. Non c’è cemento né sabbia né i materiali necessari per la
ricostruzione della cucina e delle parti pericolanti. Non possiamo terminare il
lavoro dei bagni e chi ci segue sa che da tempo abbiamo problemi con la fossa
biologica. Prima lo sciopero degli autospurgo e poi la mancanza di benzina
stavano rendendo la vita in ostello irrespirabile e pericolosa. Non abbiamo avuto
altra scelta che utilizzare una grande buca nel campo sottostante che, anche ad
aprile, causa terremoto, era stata usata per svuotare la fossa stessa. La buca
è coperta da strati di onduline e le terra assorbe abbastanza in fretta.
Sappiamo che non è la soluzione ideale e non è stata una decisione presa a cuor
leggero, anche perché il canale di scolo lo abbiamo scavato noi e non è stato
piacevole. Adesso la situazione è sotto controllo, per un po’, l’odore
nauseabondo è diminuito e la pozzetta a cielo aperto di liquami e bigattini è
sparita.
Come il resto della popolazione
non ci resta che attendere che la situazione si sblocchi per poter tornare a
quel casino incredibile di luce ed acqua razionate, politica fantoccia, spezie
e bellezza, anime gentili e balordi, macerie e speranza che chiamavamo “normalità”.
Per chi sa l’inglese e vuole capire di più, ecco un bell’ aricolo uscito oggi su Aljazeera-http://www.aljazeera.com/news/2015/10/analysis-blockade-politics-nepal-151009193817262.html
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